Cerca un articolo

Alimentazione globale: come sfamare tutti?



Vorremo potervi dare questa risposta, ma ancora oggi gli esperti mondiali non ci sono riusciti.

Bisogna ripensare in modo radicale all'alimentazione globale e ci dobbiamo tutti personalmente coinvolgere nell’attuazione di alcune regole. E’ vero, ora siamo più coscienti delle problematiche e vediamo diverse strade davanti a noi,  ma per riuscire solo a migliorare la situazione che è  da tempo catastrofica la strada è lunga e faticosa.

Un piccolo riassunto sulla situazione dell’alimentazione globale da un recente articolo sulla rivista Focus:

  • 820 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza

  • 2 miliardi di persone sono obese o in sovrappeso

  • l'incidenza globale di diabete è quasi raddoppiata negli ultimi 30 anni l'uso di terre per la produzione di cibo è responsabile di un quarto delle emissioni globali di gas serra (più di quelle prodotte da treni, automobili e aerei in tutto il Pianeta).


Per il 2050 è prevista una popolazione di 10 miliardi per la quale i ricercatori mondiali propongono una dieta “flexitariana” di circa 2500 Kcal al giorno, principalmente a base di verdure e legumi e raramente proteine animali. Il cambiamento più evidente investirebbe la quantità di carne rossa consumata: da 7 a 14 gr al dì, per la maggior parte dei paesi occidentali una riduzione da 5  a 10 volte  la porzione media attuale.

Le linee guida tracciate chiederebbero una trasformazione radicale. Secondo i ricercatori, una simile rivoluzione nella dieta preverrebbe circa 11,6 milioni di morti precoci all'anno dovute a una cattiva alimentazione, ma ulteriori vantaggi verrebbero dall'impatto di questo stile di vita sull'ambiente.

Il settore dell'allevamento è responsabile, da solo, del 14,5-18% dei gas serra prodotti da attività umane, mentre l'agricoltura è uno dei principali contributori al mondo di metano e ossidi d'azoto. Circa il 70% delle riserve mondiali d'acqua dolce è utilizzato per l'irrigazione dei campi o nella catena di produzione di cibo.

Fino a qua ci siamo…tutto chiaro e condivisibile. Ma i produttori di carne e latticini rivendicano il valore nutrizionale delle proteine animali e ritengono lo studio un diversivo, che sposta il problema sul settore alimentare senza occuparsi delle emissioni dovute a trasporti e settore energetico utilizzati dal settore agricolo. Agricoltori e allevatori dovrebbero essere parte della soluzione, e non del problema.

Sono sicuramente notizie soverchianti ma non possiamo fare gli struzzi. Ognuno di noi può contribuire nella propria casa facendo tesoro di queste informazioni. E intanto la ricerca prosegue: le coltivazioni idroponiche sono ormai una realtà e anche per la Bioponia, l’idroponica biologica c’è un futuro dietro l’angolo, del quale vi daremo presto notizie.