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Da Commodity a Specialty: Come Cambia l’Agricoltura



Da commodity a specialty: è questo il passaggio da compiere per valorizzare l’agricoltura italiana e trasportarla al di fuori delle dinamiche globali dei mercati.

Almeno quel tanto che basta per non soffrire eccessivamente il calo dei prezzi, specialmente in una fase in cui il frumento – duro e tenero – non ha regalato grandi soddisfazioni ai produttori.

Questo significa dare spazio alle filiere alternative e passare dai cereali tradizionali a quelli “pseudo”, di origine esotica, ma ampiamente richiesti sul mercato per le loro proprietà e per la compatibilità con la dieta senza glutine.
Si tratta di alimenti antichi, provenienti dal Sudamerica, coltivati principalmente in Perù, Bolivia ed Equador. Da sempre elementi chiave nella dieta delle popolazioni andine, oggi sono stati riconosciuti nella lista dei “superfood” grazie alle loro ricche proprietà nutritive.
Ecco perché Probios ha deciso di promuoverne la coltivazione in Italia, così da spingere l’agricoltura nostrana e offrire prodotti locali e non solo provenienti da migliaia di km di distanza.

Mentre una sperimentazione con quinoa ed amaranto in Toscana è attualmente in corso con il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente (DISPAA) dell’Università di Firenze, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Terre Regionali Toscane, Probios ha già stretto legami con l’azienda Agri Daf di San Giorgio Piacentino e da maggio 2016 offre la quinoa italiana senza glutine.

Estendere questa coltivazione a tutta l’Italia porterebbe grande beneficio non solo in un’ottica meramente economica, ma anche da un punto di vista agronomico, etico e di riduzione dell’impatto ambientale. Una grande opportunità per il nostro Paese di farsi portavoce di un’agricoltura sana, rispettosa delle tecniche agronomiche e “alternativa” alle grandi colture industriali, attraverso filiere corte dedicate alla produzione, semi-lavorazione e al commercio di questo seme dalla tradizione plurimillenaria.