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Darwin Day, biodiversità e il progetto "Simenza"

Oggi si celebra in tutto il mondo una ricorrenza particolare, ovvero la nascita del celebre scienziato, padre della teoria dell’evoluzione, Charles Darwin, nato il 12 febbraio 1809.
Una giornata internazionale che rappresenta un’ottima occasione per parlare di un concetto troppo spesso trascurato e che è invece prezioso per la sopravvivenza di tutti noi: la biodiversità.

Il termine biodiversità indica la straordinaria ricchezza e varietà di specie viventi sul nostro pianeta: oggi sono registrate e riconosciute circa 1 milione e 700mila specie tra animali e vegetali, ma gli scienziati sono concordi nel ritenere che si tratti solo della punta dell’iceberg: le specie di organismi viventi sulla Terra arriverebbero secondo recenti stime a oltre 12 milioni!

Arginare la perdita progressiva della biodiversità e assicurare il mantenimento o ripristino di ecosistemi a rischio sono obiettivi prioritari per la continuità di moltissime specie viventi, messa a repentaglio soprattutto dall’impatto ambientale delle attività umane. E’ di poche settimane fa il dato ufficiale che il peso di tutti i manufatti artificiali, cioè creati dall’uomo (entrano nel computo strade, abitazioni, fabbriche, oggetti e tutto ciò che di artificiale ci circonda) ha superato il peso totale della biomassa, ovvero di tutti gli organismi viventi (boschi, foreste, mari, oceani e rispettivi abitanti…tutto ciò che di naturale ci circonda).

Questa giornata è stata anche l’occasione per scambiare due chiacchiere con uno dei massimi esperti in Italia in tema di biodiversità in ambito agricolo: il Dott. Giuseppe Li Rosi. Nella bella Sicilia, Li Rosi ha dato vita a Simenza, progetto appassionato e all’avanguardia di difesa di tutte le specie di semi e grani antichi siciliani.

Che cos’è Simenza e che obiettivi persegue?

"Simenza è un’associazione culturale fondata nel 2016 per provare a dare una risposta culturale e non solo commerciale alla cosiddetta “questione agricola”. Il progetto nasce su inziativa di agricoltori e allevatori siciliani per difendere il prezioso patrimonio dell’isola: la sua biodiversità. Il 25 % della biodiversità di interesse agrario presente in Europa è costituito dall’agrobiodiversità siciliana. Pratichiamo un modello imprenditoriale in grado di coniugare saperi e buone pratiche contadine, richiamando in vita antiche tecniche rurali nel rispetto di ogni identità e diversità biologica. In Simenza la definiamo "retro innovazione".

La crisi profonda in cui versano le aziende agricole e gli allevamenti, a causa di un mercato che non riconosce il giusto prezzo dei prodotti, non è risolvibile se la si guarda solo dal punto di vista produttivo: abbattere i costi di produzione per essere più competitivi sul mercato ha portato solo ad un abbassamento della qualità dei prodotti e alla distruzione dell’ambiente, sottoposto a stress produttivi innaturali. Con la profonda erosione della biodiversità si rischia l’irreversibile disattivazione della capacità produttiva di questo pianeta.

Con Simenza, abbiamo scelto di osservare l’agricoltura soprattutto dal punto di vista culturale e non solo produttivo o commerciale. Questo atteggiamento, nuovo per molti, ha messo in evidenza la figura o meglio l’essenza dell’agricoltore e della civiltà a cui appartiene: la Civiltà Rurale, la più antica del pianeta ancora oggi esistente. Le nostre azioni sono volte a recuperare, quindi, valori, parole, processi, tecniche, modelli, persone, aziende per evitare che precipitino nell’oblio o che vengano ricoperte dalle scorie di una politica disattenta o da crudeli economie basate sul mero profitto. Ciò presuppone la volontà di mettersi in viaggio verso la Terra dopo aver messo in discussione l’uomo e la sua arroganza.

All’inizio del cammino ci si accorge subito che lo spazio a disposizione è stato ristretto dall’intervento cieco dell’essere umano, è stato consumato, lasciando che la biodiversità venisse profondamente erosa. E allora, prima di continuare, ci si deve soffermare per recuperarla, ripescare geni a rischio di estinzione, germoplasma alla deriva e capire cosa ci rimane ancora. Diventiamo per forza e naturalmente dei Custodi."

E’ molto bella infatti l’espressione “Agricoltori custodi”: ce la spiega un po’ più nel dettaglio?

"La parola custode, in effetti, non è molto appropriata, sa di guardiano, ha l’odore del carceriere; io parlerei, più che altro, di un’esperienza di cura, di un’accoglienza, di un viaggio, durante il quale si sceglie di seguire e proteggere un compagno speciale, un elemento vegetale o animale, che ti permette di avvertire la sempre più rara vertigine di avere a fianco una forza naturale che osserva leggi universali, pronta a meravigliarti inaspettatamente durante il suo ciclo di vita. Da lì a breve ti accorgi che non sei più il custode, ma…il custodito! E allora, vedi donne e uomini che prendono come compagno di viaggio un vitigno e le sue varietà, uno zafferano, frumenti, legumi, vacche, capre, pecore, zucchine, pomodori, galline, salvie, origani, riuniti in una cumpagnìa siciliana di sementi contadine, dove la parola semente significa concedersi un tuffo verso il centro della terra."

Secondo lei, ognuno di noi può contribuire nel suo piccolo a difendere la biodiversità? In che modo?

 

"Mangiandola!"

Ringraziamo caldamente il Dott. Li Rosi per il suo contributo e il suo prezioso lavoro!