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Dicamba: in Arrivo un Nuovo Diserbante ancora Più Potente del Glifosato



Il 2016 ha visto nascere numerose polemiche intorno al glifosato, il “pesticida del XX secolo”, dopo il parere dell’OMS che accusava il preparato chimico di cancerogenicità. Le ONG ambientaliste hanno applaudito le restrizioni all’impiego definite in Europa, senza valutare però la situazione delle commodity agricole d’oltreoceano, il grano in particolare.

Un diserbante ad ampio spettro, così efficace da consentire l’abbandono di pratiche tradizionali e ridurre l’impiego della forza lavoro in agricoltura. Il rovescio della medaglia è stata la dispersione nell’ambiente di sostanze tossiche a discapito di lavoratori, abitanti e consumatori, l’inquinamento dei terreni e delle acque sotterranee e la riduzione della biodiversità[1].

Dopo 4 decenni di massiccio impiego, il glifosato è tuttavia destinato a scomparire. Purtroppo, il risultato non è merito dei suoi effetti collaterali, ma della sua bassa redditività in quanto il suo brevetto è ormai decaduto. Il gruppo americano che lo produce ha infatti deciso di sostituirlo con un nuovo super-diserbante.

Dicamba é quindi il nome del candidato pesticida del XXI secolo. Una sostanza non del tutto sconosciuta, ma oggi inserita in un nuovo cocktail che è già stato definito neurotossico, causa di danni al sistema riproduttivo, portatore di rischi di malformazione del feto (in alcune specie animali), al fegato e i reni, tossico per gli uccelli e le specie acquatiche, motivo di percolazione nelle acque sotterranee.

Fortunatamente in Italia, stando alle analisi dell’EFSA, il 65,5% dei campioni alimentari è privo di residui di pesticidi, il 34,2% evidenzia tracce entro i limiti di legge, mentre solo lo 0,3% è irregolare, con residui oltre i limiti consentiti.

Tanto che l’agricoltura italiana è oggi la più green d’Europa, con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, dove l’utilizzo dei pesticidi è vietato.

È per questa ragione che Probios continua a preferire, laddove possibile, materie prime e aziende di trasformazione italiane, così da ottenere e offrire i migliori prodotti, nel rispetto della salute delle persone e dell’ambiente.
[1]FONTE Il Fatto Alimentare